Il nudging vince il Nobel 2017

Se qualcuno avesse ancora dubbi rispetto al “tema del momento” anche nell’ambito dell’amministrazione pubblica, in questi giorni ha ricevuto un nuovo segnale forte e chiaro. L’attribuzione del premio Nobel per l’economia a Richard Thaler conferma l’attenzione che sta riscuotendo il tema del nudging, cioè degli stimoli che si possono introdurre per indirizzare i comportamenti senza obblighi, in un approccio che è stato definito di “paternalismo liberale”.
Richard Thaler, oggi settantaduenne, ha lavorato all’università di Chicago insieme a Daniel Kahneman, che ha ricevuto il Nobel per l’economia nel 2002 (pur essendo uno psicologo), e hanno impiantato il nuovo filone di studi della behavioural economics, dell’economia comportamentale.
Questo filone ha, di fatto, superato l’assunto che ha ispirato per molti decenni il dibattito economico: l’idea, cioè, che l’essere umano definisca i propri comportamenti sulla base di scelte razionali ispirate dalla pura convenienza economica. Thaler e colleghi hanno messo in evidenza come gli esseri umani agiscano anche sulla base di spinte emotive, di fraintendimenti, di errori di comprensione, di principi e valori a cui si dà un importanza superiore al mero interesse economico.
Questi aspetti dovrebbero, dunque, essere presi in considerazione nell’impostazione della gestione interna di un’azienda, ma anche e soprattutto, nella impostazione delle politiche pubbliche per creare le condizioni affinché, attraverso scelte libere, le persone scelgano certi comportamenti rispetto ad altri.
A questi principi si è ispirato il lavoro del Behavioural Insight Team, l’Ufficio costituito dal premier inglese Cameron per tradurre la behavioral economics in pratiche di azione per l’amministrazione pubblica. Quell’esperienza, definita di “nudging government”, ha dimostrato e sta dimostrando l’utilità di questi approcci nell’aumentare l’efficacia delle azioni pubbliche nel promuovere comportamenti virtuosi utili al benessere individuale (ad esempio, per ridurre il tabagismo) e al bene comune (ad esempio, per promuovere la donazione degli organi).
Da questa esperienza sta emergendo quella che è stata definita la behavioural public administration, cioè l’idea che anche nell’amministrazione pubblica si integrino concetti e modelli propri della psicologia per migliorarne il funzionamento. Si tratta di un interessante ambito di fertilizzazione incrociata tra discipline di cui tenere conto anche nell’ambito della formazione dei funzionari pubblici.

 

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