La vera mission: la funzione comunitaria

Che cosa si intende per funzione comunitaria del Comune?

Si è detto che il Comune svolge la sua funzione comunitaria quando contribuisce a rendere una collettività di individui una comunità.

Mentre una collettività è una somma di individui senza relazioni tra loro, in una comunità quelle persone sentono di avere qualcosa in comune, un pezzo di identità condiviso, un senso di responsabilità verso gli altri, che si traduce in collaborazione e solidarietà.

L’essere comunità significa avere sviluppato un modo condiviso di stare insieme: significa avere norme di comportamento fondate su principi e valori, a loro volta frutto di una rappresentazione condivisa della realtà. In una parola, una comunità, per vivere, sviluppa una propria cultura, un proprio modo specifico di interpretare e organizzare le relazioni tra i propri membri, una propria civiltà.

Il termine “civiltà” richiama quello di città, di cittadino: alla base di ogni cultura, di ogni civiltà, vi è la disponibilità da parte di ogni membro della comunità a sacrificare un beneficio individuale immediato per il bene comune, che diventa poi anche beneficio individuale, ma differito.

Sviluppando questa disponibilità, secondo il pensiero della filosofia civile di fine ‘700 ed inizio ‘800, l’individuo diventa cittadino e si produce quell’ “incivilimento” che porta le comunità a prosperare.

E’ un’idea che già si ritrova in Aristotele, secondo il quale la distinzione fondamentale tra le forme di governo è tra quelle positive e quelle degenerate, laddove la degenerazione sta nel fatto che coloro che governano, siano tutti (democrazia), pochi (oligarchia) o uno solo (tirannide), perseguono il proprio interesse privato piuttosto che il bene comune. E’ questa la corruzione che porta alla disfatta di una comunità.

Questa disponibilità a collaborare ha un peso anche nell’economia. Dagli anni ’90 sono entrati nella ricerca economica concetti come quello di fiducia, di cultura, di capitale sociale. Diversi studi hanno evidenziato la correlazione tra il livello di fiducia negli altri e nelle istituzioni e il livello di benessere economico. La behavioural economics ha approfondito il tema dei comportamenti economici, mettendo in luce come l’ideal-tipo dell’homo oeconomicus, soggetto egoista e razionale, motivato nelle scelte dal mero perseguimento del proprio interesse individuale, non corrisponde a quanto si rileva nella realtà. Autori come Bruni e Zamagni hanno recuperato le tesi dell’economia civile settecentesca, secondo cui il livello di sviluppo economico dipende strettamente dallo spirito di solidarietà, dalla lealtà nella collaborazione e dalla fiducia dimostrati dai comportamenti degli operatori economici.

Nell’800, l’economia civile fu surclassata dalla political economy di Adam Smith, che vedeva la “mano invisibile” del mercato come il meccanismo attraverso cui l’egoismo e l’individualismo dell’homo oeconomicuspotevano portare benessere e ricchezza per tutta la comunità. Fiducia, collaborazione, solidarietà sono oggi di nuovo riconosciuti come ingredienti importanti della capacità di sviluppo economico e sociale di una comunità e da più parti se ne ribadisce l’importanza per la felicità e il benessere psico-fisico delle persone. Diversi studi ne hanno mostrato l’impatto positivo.

In questo quadro, che ruolo ha il comune?

Innanzitutto, è l’istituzione politica meglio in grado di intervenire su questo fronte. Una dimostrazione viene dal fatto che i livelli di fiducia verso rappresentanti politici e funzionari comunali sono generalmente sempre più alti rispetto ai livelli istituzionali superiori. Si può ben ipotizzare che questo dipenda dalla più diretta relazione personale che ogni cittadino ha con il proprio comune. Anche in un mondo sempre più digitalizzato, le persone mantengono la loro fisicità, che necessita di uno spazio fisico-relazionale.

Questo spazio è influenzato, se non determinato, dall’istituzione comunale. Sono comunali gli sportelli pubblici con cui più facilmente si entra in contatto, così come i politici o le esperienze di partecipazione democratica. Sono in buona parte comunali le scelte che guidano lo spazio costruito, le infrastrutture pubbliche di prossimità (strade, piazze, scuole…), il paesaggio che si ha di fronte appena usciti da casa.

Per questo il comune ha un ruolo insostituibile di “maestro di civiltà”. Ogni sua scelta ha un impatto significativo sul senso di appartenenza alla comunità e sulla cultura che ispira i valori, le norme e i comportamenti prevalenti.

Riconoscendo l’influenza che le scelte politiche hanno sulla cultura e sui comportamenti, se ne dovrebbe ancora di più apprezzare l’importanza. Ciò potrebbe essere una buona leva motivazionale per un impegno politico ancora più convinto.

Ne consegue, anche, che ogni scelta dovrebbe essere più consapevolmente ponderata. Ci si dovrebbe chiedere come essa incide su valori e norme, che effetto ha sul rendere l’individuo un cittadino.

Ad esempio, che cosa esprimono le scelte pianificatorie in termini di comportamenti attesi? Quali valori e norme sottintende la riqualificazione della piazza o il nuovo servizio di bike-sharing, così come gli orari di apertura degli sportelli comunali o le modalità di consultazione dei cittadini o il modo di operare della scuola?

Leggendo la politica comunale in questa prospettiva, essa diventa ben più appassionante e coinvolgente. Ed è proprio questa politica che si fa pienamente carico della funzione comunitaria, cioè della necessità di incrementare quella fiducia, quel capitale sociale, da cui dipende, in ultima analisi, il benessere, non solo economico, dei membri della comunità.