Il senso della politica per Aristotele

“La ricerca della felicità “è il titolo di un film di qualche anno fa di Gabriele Muccino con Will Smith come protagonista. In quel caso, la ricerca della felicità coincide con un percorso di riscatto sociale che porta il protagonista ad affermarsi, pur partendo da una situazione economica e famigliare difficile, grazie alla sua determinazione, alle sue capacità e al suo impegno.

Lo stesso titolo si potrebbe dare al racconto di che cosa intenda Aristotele per scienza politica: il fine ultimo della politica è ricercare e determinare il “bene sommo”, la felicità. La scienza politica è classificata tra le “scienze pratiche”, insieme all’etica, cioè quelle scienze che vanno ad indagare l’agire dell’uomo, individuale o collettivo che sia.

Quindi, per definire le condizioni e le caratteristiche del “buon governo”, occorre partire da una domanda: che cosa è la felicità per l’essere umano?

Aristotele parte dall’assunto che ognuno è felice quando fa bene l’opera sua: il suonatore sarà felice quando suona bene, il costruttore sarà felice quando costruisce oggetti perfetti. Se si guarda all’essere umano in generale, ciò che lo rende peculiare rispetto agli altri esseri viventi è l’essere dotato di ragione. Quindi, ha come compito proprio l’uso della ragione e sarà felice quando nella sua vita l’uso della ragione avrà un peso adeguato.

Ciò significa, certo, dedicarsi ad approfondire il proprio sapere. Sviluppa, così, quelle virtù che sono dette “dianoetiche”: la scienza, cioè la capacità di dimostrazione, l’intelligenza, cioè la capacità di cogliere i “principi primi”, la sapienza, che combina scienza e intelligenza, l’arte e la tecnica, cioè la capacità di realizzare opere, la saggezza, che riguarda il sapere come comportarsi.

Proprio la saggezza, che si addice alle scienze pratiche, porta a riconoscere anche un secondo ambito di uso della ragione: la ragione governa anche le pulsioni istintuali dell’essere umano e lo porta a ricercare “il giusto mezzo” tra gli eccessi e i difetti. Esercitando questo governo della ragione a presidiare la scelta di quali comportamenti rappresentano il giusto mezzo, l’essere umano sviluppa le virtù etiche: il coraggio, la magnanimità, la temperanza, …

L’essere umano virtuoso sarà, dunque, anche il più felice proprio perché meglio usa la propria ragione. Ma da solo, non arriva alla virtù. Ha bisogno di vivere in comunità. La comunità svolge un ruolo importante nell’aiutare l’individuo a maturare la disciplina della ragione. Leggi ed educazione sono un grosso supporto nella ricerca della felicità. E infatti, secondo Aristotele l’uomo più virtuoso, quindi, il più felice, è quello che rispetta tutte le leggi.

Di conseguenza, l’architettura istituzionale più adatta a strutturare il governo della comunità sarà quella che meglio si adatta alla natura umana e alle condizioni storiche specifiche. Sarà in grado di meglio perseguire la “ricerca della felicità” per i propri cittadini e al tempo stesso darà prova di durabilità nel tempo, prevenendo l’emergere di conflitti di potere e prendendosi cura della coesione sociale. Quest’ultima si fonda sull’amicizia (philia) tra i cittadini. Un’amicizia che diventa, quindi, valore pubblico e non solo privato. Un’amicizia che si sviluppa creando le condizioni perché i cittadini si conoscano meglio reciprocamente, diventino più intimi tra loro. Così si svilupperanno legami solidi di fiducia e si saprà meglio scegliere chi sia più adatto ad assolvere i diversi compiti pubblici.

Ne deriva un governo che non può essere dispotico perché al servizio di una comunità di cittadini liberi e di uguale valore. Un governo che anche a livello collettivo persegue la moderazione rispetto ad eccessi e difetti. Un governo partecipativo per permettere a tutti di dare il proprio contributo, senza cadere in una suddivisione netta tra governanti e governati. Un governo che rispetta la pluralità e le differenze che necessariamente esistono in una comunità di persone libere.

Qualche punto di contatto con il film, quindi, c’è: l’esercizio della virtù come strada verso la felicità, ad esempio. A differenza del film, però, la ricerca della felicità di Aristotele colora maggiormente la dimensione sociale del percorso: la felicità non dipende solo dalle forze del singolo, ma dalla comunità in cui il singolo è immerso.