Formazione come via al cambiamento. Formazione come strumento di governo.

La formazione è la via al cambiamento.

Ogni nuovo problema, sia individuale che sociale, richiede cambiamenti per essere risolto.

Si pensi ai temi più sentiti delle politiche locali: traffico, sostenibilità ambientale, risparmio energetico… Nessun risultato è raggiungibile senza il contributo di tutti, enti pubblici, certo, ma anche imprese, cittadini, associazioni.

E questo contributo si sostanzia in un cambiamento. Un cambiamento nelle proprie scelte, un cambiamento nelle proprie abitudini e nei propri comportamenti.

Governare significa trovare soluzioni a questi problemi. Quindi, significa promuovere cambiamenti.

Oggi non diciamo “governare” ma “fare governance”. E’ il modo di governare in una società liquida: si governa, quindi si promuovono cambiamenti, senza imporre, ma attraverso la collaborazione, attraverso la condivisione della responsabilità rispetto al raggiungimento del risultato finale.

Per cambiare, occorre rimettere in discussione le nostre mappe mentali, le nostre istruzioni rispetto a che cosa scegliere o a che cosa fare in certe situazioni, le nostre interpretazioni di che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato.

La formazione è la via al cambiamento proprio in questo senso. La formazione è una somma di tante occasioni diverse che portano ad una re-strutturazione cognitiva e, alla fine, ad adottare nuovi comportamenti, nuove abitudini, nuove scelte. Non pensiamo semplicemente alla formazione in aula, con un docente che spiega e una classe che ascolta.

Per realizzare il cambiamento, servono essenzialmente tre fasi:

  1. Mettere in discussione la mappa mentale utilizzata fino a quel momento, quindi far emergere il bisogno di cambiare.
  2. Sviluppare attivamente una nuova mappa, anche grazie alla raccolta di nuove informazioni, di altre interpretazioni della realtà, magari fornite da nuove teorie.
  3. Mettere in pratica la nuova mappa, farla diventare un’abitudine, quindi rendere i nuovi schemi di scelta e i nuovi modelli di comportamento abituali.

Ogni fase ha le sue difficoltà, ma la prima richiede un’attenzione particolare perché senza di essa tutto si blocca in partenza.

Non è facile mettere in discussione le mappe mentali. Siccome costa fatica, tutti noi difendiamo quelle che abbiamo più che possiamo.

Però, un modo molto efficace per scalfire queste difese è quello di confrontarsi con altri.

Interagendo con altri che vengono da esperienze diverse si scopre che la mappa mentale usata fino ad ora non è l’unica possibile, che le nostre certezze non sono poi così granitiche. Questo innesca il cambiamento. Si innesca la ricerca di nuove soluzioni,  per poi testarle e, se provano di portare buoni risultati, farle diventare abitudini.